La pandemia ha portato all’attenzione di molti l’antifragilità delle imprese come strategia di protezione della continuità aziendale nel caso di eventi non prevedibili.
Uno degli otto “comandamenti” per un’impresa antifragile è quello, che dovrebbe essere ovvio, di adottare la “Via Negativa” cioè rimuovere gli elementi non funzionali e dannosi.
Tra di essi la catena di fornitura e la logistica inbound svolgono un ruolo critico, come dimostrato dagli accadimenti di questi ultimi mesi, e per questo molte imprese italiane hanno valutato ed implementato il “reshoring” riportando volontariamente in Italia, in tutto o in parte, le attività produttive prima delocalizzate in altri Paesi.
Il Centro Studi Confindustria ha pubblicato nel mese di novembre 2021 il rapporto “La manifattura al tempo della pandemia. la ripresa e le sue incognite” dove, tra le molte informazioni utili ed interessanti, si trova il risultato di un’indagine conoscitiva presso le imprese: “su 404 rispondenti al 20 ottobre 2021 è risultato che 303 imprese (pari al 75% del totale dei rispondenti) avevano acquistato forniture (totalmente o parzialmente) da imprese estere. Di queste, risulta che 70 imprese – cioè il 23% – ha realizzato (in percentuale variabile) un reshoring delle proprie forniture negli ultimi cinque anni. Infine, una percentuale non trascurabile (il 10% delle 70 imprese che ha rilocalizzato in Italia la propria fornitura) ha optato per riconfigurarla interamente su base nazionale”.
L’indagine ha messo in evidenza che il reshoring di fornitura era già presente quando si è iniziato a diffondere il Covid-19 che ha dunque agito solo come acceleratore del fenomeno (v. ultimo articolo Vito Marcolongo: ”Come sta andando (a finire?): il banco ridistribuisce le carte); questo conferma che le imprese avevano già ripensato la strategia di approvvigionamento per migliorare il controllo della catena produttiva; avevano cioè iniziato a trasformare l’impresa in antifragile prima della pandemia.
Altra informazione molto interessante, che si evince dall’indagine, sono le ragioni alla base della decisione di implementare un’iniziativa di rientro (parziale o totale) delle forniture dall’estero nel territorio italiano.
Agli intervistati è stato chiesto di valutare in una scala da 1 – disaccordo – a 5 – molto d’accordo – le possibili motivazioni: il risultato è illustrato dalla figura sottostante.
La disponibilità di fornitori idonei in Italia e i tempi di consegna sono risultate le motivazioni più importanti; queste risposte confermano che l’Italia ha mantenuto negli anni una rete di fornitura competitiva in termini qualitativi e quantitativi.
Ed è probabilmente grazie a questa solida struttura manifatturiera che si sta realizzando il veloce recupero dell’Italia, superando anche i livelli pre-pandemia.